Road to Dingle

Road to Dingle

Cork e la Rock Of Cashel

Domenica

La colazione

Il mio sonno non dura tanto, ho caldo e queste coperte mi stanno facendo diventare matto.
Guardo l’ora, le 05:00, almeno fosse tardi così me ne andrei fuori da qui, ma non posso dormire solo 3/4 ore.

Chiudo gli occhi e quando li riapro sono le 06:30. Già meglio ma un’altra ora posso resisterla.
Gira e rigira alla fine le 07:30 arrivano. Inizio a vestirmi, voglio uscire da questa camera.

Oggi starò tutto il giorno a Cork e stanotte tornerò a dormire qua, quindi non serve che mi prenda su lo zaino. Metto le cose necessarie nelle tasche della giacca ed esco per la colazione.

Ovviamente nemmeno stavolta TripAdvisor mi aiuta, quindi devo girare finché non trovo qualcosa da solo.

La città è praticamente deserta. Domenica mattina, ore 08:00, per la strada non c’è anima viva.
E così come la gente anche i posti dove andare a mangiare.

Se una persona vuole fare colazione di domenica mattina a Cork prima delle 10:00 non può, deve mettersela via.

Mi viene in mente che ieri ero passato in due vie dove avevo visto un paio di caffè, così decido di provare. Tutto chiuso.
Cammino per una buona mezz’oretta quando per grazia ricevuta trovo un paio di locali illuminati.
Uno ha la musica troppo alta che si sente dalla strada, di prima mattina, ma penso no grazie, già ieri sera mi è bastato, e ripiego sull’altro.

Un tipico pub irlandese molto grande, col bancone dritto in fondo. All’interno ci sono solo io, un signore anziano con in mano una grande tazza di caffè, e una coppia seduta sui divanetti che probabilmente sta aspettando la colazione.

Trovo un tavolo, vado al bancone, dico il numero del mio tavolo e ordino la colazione. Vorrei prendere la Irish Breakfast, ma quando leggo sul menu Eggs Benedict mi vengono i dubbi. Non posso resistere alle Uova alla Benedict, così ordino entrambi insieme a del caffè nero e a un buon succo d’arancia.

E pensare che nel mondo c’è ancora chi fa colazione con cappuccino e brioche, pensando che sia il modo migliore per iniziare la giornata. Illusi.

Quando il cameriere mi porta i piatti insieme mi porta due set di posate pensando che sia una colazione per due persone (chi è che ordina una Irish Breakfast e delle Eggs Benedict entrambe per se stesso?!) ma accorgendosi dell’errore me ne lascia solo uno portandosi via l’altro.

Mangio con piacere tutto quanto, mi riempie, mi sazia, il caffè mi sveglia e il succo d’arancia mi disseta.

Riprogrammare la giornata

Lascio il locale perché è giunto il momento di risolvere un problema che ora vi spiego.

Quando un po’ di mesi fa ho prenotato il viaggio l’ho organizzato in modo tale da fare parte dell’itinerario in treno, per avere tempo per scrivere, e parte in auto per essere più veloce e avere libertà di movimento. Così ho noleggiato una macchina, programmando il luogo e l’ora di ritiro e riconsegna, in modo che combaciassero perfettamente con i miei spostamenti in treno.
Fin qui tutto bene, se non fosse che il giorno prima della partenza mi sono messo a rileggere le carte per controllare che fosse tutto apposto.
Prendo in mano la conferma d’ordine della macchina e leggo:
Totale già pagato € ecc…“, e qui ho già pagato quindi sono tranquillo.
Totale da pagare al momento del ritiro € ecc…“, e anche qui sono tranquillo, lo sapevo e l’avevo messo in conto.
Necessaria carta di credito per la cauzione di € ecc…“, carta di credito? Come carta di credito?! Io ho solo il bancomat italiano che fa parte del circuito Maestro.
Sulla riga appena sotto “Carte accettate Visa, MasterCard, American Express“.
Mi metto a imprecare da solo e cerco il numero della mia banca. Chiamo e chiedo quanto ci mettono a farmi una carta di credito. Minimo una ventina di giorni. Sono fritto.
Ora c’è un’unica cosa da fare che mi viene in mente: quando sarò a Cork andrò a parlare con quelli dell’autonoleggio per vedere se c’è una soluzione.

Ed ora sono a Cork e il problema lo devo risolvere.

Mi dirigo verso la sede dell’autonoleggio e nel frattempo mi riorganizzo tutta la settimana mentalmente, nel caso non riuscissimo a sistemare la faccenda. E faccio bene, perché alla fine la faccenda non la risolviamo.

A questo punto, siccome la macchina mi serviva per lo più per andare alla Rock Of Cashel, e ci sarei andato domani, ne approfitto e penso che potrei andarci oggi per ottimizzare i tempi.

Guardo gli orari degli autobus e vedo che ce n’è uno che partirà tra circa mezz’ora. Deciso. Prenderò quello.

Prima di andare in stazione faccio tappa in camera a prendere la pipa e la action camera che mia mamma mi ha regalato per il compleanno. In effetti me l’ha regalata proprio a questo scopo, per la Rock Of Cashel, perché lei ha sempre voluto andarci a causa di un telefilm ambientato lì.

Vado in stazione e faccio il biglietto per il bus X8 che partirà dalla postazione 2. Tempo 5 minuti e l’autobus arriva puntuale. Si tratta dell’autobus diretto all’aeroporto di Dublino, che passa per Cashel, ma nonostante questo non siamo in tanti sul bus, meno di una decina. Probabilmente per raggiungere l’aeroporto la gente preferisce mezzi più confortevoli e veloci.

Il viaggio è tranquillo, dura non più di un’ora e mezza durante la quale scrivo e guardo il paesaggio dal finestrino.

L’Irlanda è una terra davvero affascinante, anche con la pioggia o con la nebbia sa essere una gioia per gli occhi.
La famosa Irish Mist, la nebbia irlandese.

Cashel” annunciano al microfono.

Scendo in questo villaggio delle Midlands meridionali, un centro abitato di poco più di 4000 persone, famoso per il suo patrimonio storico ma soprattutto per la Rock Of Cashel.

La Rocca di Cashel

Dopo pochi minuti di camminata dalla fermata arrivo alla Rocca, che si erge imponente sopra di me, sulla cima del colle ricoperto di erba e pietre, come se ci si fosse arrampicata.

Faccio il biglietto e inizio la mia visita solitaria, prima all’interno, nella Camera del Coro dei Vescovi, per poi raggiungere l’esterno verso la cattedrale.

La vista che c’è da qui è impressionante, la pianura con le sue praterie e i muretti di pietra per le pecore, le colline e in lontananza le montagne. Una nebbiolina rada aleggia sul paesaggio, il cielo è nuvoloso a parte un varco tra le nubi che lascia filtrare la luce del sole come se fosse un faro puntato sul palco di un teatro.

Non vorrei mai andarmene da qui e continuo a passeggiare intorno ai muri della vecchia chiesa scoperchiata, tra le antiche tombe in pietra e le croci celtiche in memoria dei caduti. E osservo.

Ormai sono qui da una buona ora, meglio che mi avvii all’uscita. Esco e mentre scendo la strada vedo che tra i sassi e le rocce sul versante della collina all’esterno delle mura parte una traccia, una specie di sentiero, forse fatto dalle pecore, che sembra girare intorno al castello.
Penso che magari questa è l’ultima volta per me in questo luogo e decido di seguire il sentiero. Teoricamente se gira intorno alle mura alla fine dovrei tornare in questo posto.

Le pareti della collina sono ripide ma il sentiero è di facile percorribilità. Arrivo a circa metà e mi viene voglia di fare una pausa. Mi siedo su una sporgenza, le alte mura della Rocca alle mie spalle, il pendio scosceso del colle sotto i miei piedi e davanti a me l’infinito. Tiro fuori la pipa e il tempo si ferma.

Di questi tempi siamo tutti abituati alle nostre vite piene e frenetiche: svegliati, vai al lavoro, pausa pranzo, torna al lavoro, cena, se è la serata buona fuori con gli amici, vai a dormire, ripeti. E non ci prendiamo mai qualche momento per noi stessi, per fermarci un attimo a pensare al punto interrogativo dell’esistenza, o anche a non pensare a niente. Qualche volta ci farebbe bene metterci in pausa.

Riprendo il sentiero e come previsto torno al punto di partenza, saluto la Rock Of Cashel silenziosamente con uno sguardo e mi avvio verso il centro del villaggio.

Non c’è molto da vedere a Cashel, anzi, una volta vista la Rocca hai visto praticamente tutto.

Ho ancora un’oretta prima dell’arrivo del bus perciò mi butto nel pub che da sulla piazzetta per uno spuntino. Ho ancora lo stomaco pieno dalla colazione ma il mio problema è che quando viaggio mangerei a tutte le ore del giorno, è più forte di me.

La signorina del pub mi trova un tavolo e io consumo il mio pasto con una buona pinta di Guinness.

All’ora stabilita l’autobus arriva, puntuale come sempre. Si perché qui i mezzi pubblici gli orari li rispettano, non come da noi, che se un treno parte 5 minuti dopo l’orario prestabilito vuol dire che è partito in anticipo.

Ritorno a Cork

Il viaggio di ritorno fila via liscio e stavolta non scrivo, mi faccio un pisolino. Arrivo in stazione a Cork verso le 15:30, ho tutto il pomeriggio davanti, ma la prima cosa che voglio fare è andare in ostello a darmi una sistemata.

Il mal di gola si fa sentire, così cerco sulla mappa se c’è una farmacia nei dintorni. Fortunatamente ce n’è una proprio nel centro commerciale di fianco alla stazione perciò non perdo tempo e vado a comprarmi le pastiglie. Giungo in ostello e scopro che uno dei miei compagni di stanza non si è mosso dal letto per tutto il giorno. Tra l’altro poi mi chiede anche consigli su come mandare una mail dal suo telefono e io sono felice di aiutarlo. Sbircio la mail e vedo che sta mandando un curriculum per un posto di lavoro.

Mi faccio una doccia purificatrice e rinfrescante, mi vesto, prendo su le mie cuffiette, il diario, e vado giù nel salottino dell’ostello.

Nel salottino oltre a me ci sono un ragazzo che ascolta musica con un paio di cuffie più grandi di lui, un gruppetto di 4 ragazzi seduti a un tavolo che sembra stiano studiando, e un signore sulla quarantina col suo computer portatile che si guarda in giro con mezzo sorrisetto. Sembra un po’ inquietante e deve averlo notato anche il ragazzo con le cuffie infatti ogni tanto lo guarda con la coda dell’occhio per paura di incrociare il suo sguardo.

Mi attacco ancora gli Alabama e inizio a scrivere. Voglio scrivere un bel po’ oggi pomeriggio, qui tranquillo. E infatti scrivo per un bel pezzo.

C’è un continuo viavai di gente nella saletta, ma ho le cuffiette quindi non sento le voci, vado avanti per la mia strada. Mi accorgo che si sta facendo tardi perché è già l’imbrunire e sento un certo languorino. Ok, per oggi può bastare come scrittura, vado a fare un giro e a mettere qualcosa nello stomaco.

La cena

Il tempo fuori è clemente, a differenza di ieri sera che ha piovuto.
Mi addentro nei vicoli della città, che sto iniziando a conoscere, quindi vado a colpo sicuro nella zona dei locali.

Non voglio tornare in quello di ieri sera perciò giro ancora un po’ e vedo un posto che mi ispira simpatia. Sembra una specie di steakhouse/burgerhouse. Entro e le cameriere (una più carina dell’altra) mi danno un tavolo e mi portano il menu.

Il mio fisico ha ancora dei vividi ricordi della colazione e del pranzo, e forse è meglio stare un po’ più leggeri stasera. Devo essere stato l’unico in tutta l’Irlanda con davanti un’insalatona e una caraffa di acqua di rubinetto. Se mi fossi visto dall’esterno avrei pensato che fosse una scena pietosa, soprattutto in una steakhouse. Per fortuna mi rifaccio con una apple pie.

Lo so che prima ho pensato basta scrivere per oggi, ma ne ho ancora bisogno, quindi chiedo alla cameriera se è un problema se rimango ancora un po’ seduto a scrivere. Lei, gentilissima, mi dice che non ci sono problemi, ma di stare attento perché il ristorante chiuderà tra mezz’ora. La ringrazio e mi rimetto sul diario finché non giunge l’ora.

Stasera vado diretto in ostello, ci arrivo per le 21:30, e in camera non c’è più il tipo di prima, ma un altro, un ragazzo nuovo. Questa è evidentemente la prima volta che va in un ostello infatti non sa come ci si comporta, pensa di essere in albergo in camera da solo. Sbatte le porte, parla al telefono col vivavoce ad alto volume e guarda fino a tardi storie Instagram col volume a tuono.

Finalmente, dopo varie occhiate da parte mie e quando si accorge che le luci sono spente e tutti sono sotto le coperte, questa farsa finisce e io sono finalmente libero di addormentarmi.