Cobh e Killarney
Lunedì
Lasciandomi Cork alle spalle
Finalmente è mattina e oggi me ne andrò da Cork. Ne sono sollevato, non per la città in se stessa che alla fine non mi ha entusiasmato e non mi ha neanche fatto schifo diciamo, ma perché non potrei sopportare un’altra notte in quell’ostello. Anche se di gran lunga meglio di quello degli indiani.
Impacchetto le mie cose, vado in bagno, faccio il check-out.
Ho la mattinata libera perché l’autobus per Killarney parte verso l’una, e siccome la signora della reception mi aveva parlato bene di Cobh un saltino lo faccio volentieri.
Dopo una colazione abbondante a base di uova, salsicce, pancakes e sciroppo d’acero nel mio pub di fiducia faccio una corsa in stazione per non perdere il treno. Una mezz’oretta dopo sono a Cobh.
Cobh e il Titanic
FOCUS
Cobh è una pittoresca cittadina portuale a sud di Cork ed è famosa per essere stato l’ultimo porto dove si è fermato il Titanic prima di prendere il mare aperto.
A Cobh salirono sul Titanic 123 passeggeri dei quali se ne salvarono solo 44.
Ai tempi il nome di Cobh era stato cambiato in Queenstown per qualche fatto inerente la regina, per poi tornare al nome originale dopo l’indipendenza irlandese.
Un villaggio di pescatori sulla costa, arrampicato sulla collina, tutto salite e discese e giù in fondo il mare.
Percorro la strada che dalla stazione va verso destra e giungo in questa piazzetta, dev’essere il centro del paese. Ho il mare alla mia destra e il versante della collina a sinistra, con l’imponente cattedrale che sovrasta tutto dall’alto.
Appena dopo il suggestivo parco in riva al mare c’è il centro dedicato al Titanic. Sono venuto qui anche per questo ma apre alle 10:00, quindi mentre aspetto vado a farmi una camminata fino alla cattedrale.
In mezzo ai vicoli in salita, tra le case pittoresche trovo finalmente la via che mi conduce al muraglione di pietra, talmente alto che sembra quasi ti crolli addosso. E’ ora di messa, perciò entro per dare un’occhiata veloce ma esco subito.
Torno giù al molo, ora il Titanic Experience è aperto.
Entro e prendo il biglietto.
La signorina, veramente carina, mi ricorda qualcuno che ho già visto. Mi dice che al momento sono l’unico prenotato quindi probabilmente sarà un tour privato. Se è con lei sono d’accordo a fare qualsiasi cosa di privato.
Il tour parte ma all’ultimo secondo arrivano altre tre persone.
Ci accompagna nei vari luoghi legati alla storia del Titanic, come le stanze da dove partirono i passeggeri per salire a bordo, oppure in ricostruzioni delle cabine di prima e terza classe. Tutto molto suggestivo.
Alla fine del tour mi faccio un giro nello shop e un’altra bella chiacchierata con la signorina, la quale scopro che sogna di andare in Italia.
Saluto ed esco, ho ancora tempo prima del treno di ritorno, perciò considerata la bella vista che c’è dalle panchine del parco sul molo mi siedo a fumare la pipa.
Prima di andare in stazione mi viene uno stimolo che non riesco proprio ignorare. Entro nel primo pub che vedo, ordino una pinta e vado in bagno.
Una volta arrivato in stazione il treno arriva quasi subito, salgo, mi scelgo un posto comodo sul finestrino e inizio a scrivere. Scrivo durante le varie fermate e perdo la cognizione del luogo in cui siamo.
A un certo punto, dopo essere stato fermo qualche minuto, sento che il treno riparte nella direzione opposta.
Che cosa strana, penso, quindi guardo la mia posizione con Google Maps. Eravamo fermi a Cork e ora è ripartito in direzione Cobh. Era quella in cui dovevo scendere io e ora l’ho persa perché ero intento a scrivere.
Non mi faccio prendere dal panico, guardo le mie opzioni e le prossime coincidenze, perché ormai l’autobus per Killarney che avrei dovuto prendere a Cork è andato.
Scendo alla prossima fermata e convengo che la cosa più semplice è aspettare mezz’oretta per il prossimo treno per Cork, quindi mi metto a passeggiare su e giù per il binario e mi accendo un sigaro. Il treno arriva, torno a Cork e aspetto l’autobus 40 per Tralee.
Nel frattempo penso che un caffè non faccia male.
L’autobus arriva, salgo, e parto verso questa meta sconosciuta, Killarney. Quando l’autobus si ferma mi sembra sia passata una vita da quando sono salito, forse anche perché i miei bisogni fisiologici non possono aspettare altro.
Killarney
Killarney sembra una bella cittadina, non molto grande ma accogliente, con i suoi locali sparsi per le tre vie principali.
Mentre passeggio diretto all’ostello passo davanti al negozio di maglioni di lana. Ai maglioni di lana io posso resistere tanto quanto alle Uova alla Benedict, quindi dimentico per un momento i miei bisogni e faccio un giro all’interno.
La prima cosa che noto quando esco è che ha iniziato a piovere. Siamo nel Kerry, è normale, nessuno riesce a prevedere il tempo con esattezza in questa regione. Via via che percorro la strada per l’ostello la pioggia si fa sempre più intensa. Ho gli scarponcini impermeabili, la giacca col cappuccio impermeabile e lo zaino anche, ma i jeans non lo sono.
Giungo finalmente all’ostello che i pantaloni sono fradici, ma appena entro la vista del salottino con le poltrone e il caminetto mi fa sentire già più sollevato. Alla reception non c’è nessuno, ma nel salottino c’è un cagnolino così mi avvicino velocemente in modo che abbai e arrivi il padrone. Infatti abbaia e subito un ragazzo arriva.
Mi da le chiavi e mi fa fare un giro per l’ostello. Di tutt’altra qualità rispetto agli altri due, questo è un ostello in cui si sta con piacere. Inoltre i letti a castello sono più grandi e spaziosi e hanno una tenda per consentire un po’ di privacy.
Dopo aver assolto ai miei bisogni sono indeciso se andare alla scoperta della città o se riposare e scrivere un po’ nel salottino. Penso che un po’ di riposo non fa male e me ne vado di sotto.
Seduta su una sedia c’è una ragazza che sembra stia studiando, sulla poltrona c’è il cane di prima che stavolta mi riconosce e non abbaia, e sul divano di fianco c’è un altro cagnolino che prima non avevo notato.
Prendo posto su una poltrona libera e inizio a scrivere.
C’è un po’ di viavai di gente, un’amica della ragazza seduta, un ragazzo che si butta a riposare sul divano, il portiere che mostra la stanza a uno appena arrivato.
Rimango per un’oretta e poi la voglia di scrivere mi abbandona. Torno in camera a prendere la giacca ed esco senza una meta precisa o un programma definito.
Ho sentito parlare bene dei pub di Killarney ma voglio vedere con i miei occhi.
Inizio con uno, poi un altro, poi un altro ancora, e via discorrendo.
Arriva l’ora di cena e sono mezzo ubriaco. Trovo un posto carino e mi fanno sedere vicino al palco dove si sta esibendo un signore di mezza età con la sua chitarra.
Sto la, mangio, bevo, ascolto, canto.
Dopo mangiato vado in altri locali e continuo con la birra, per poi passare al whisky. Mi do da fare con l’alcol.
Il posto in cui mi fermo per più tempo è un locale sulla via principale in cui ci sono due ragazzi con chitarra e banjo che suonano e cantano e resto ammaliato dalla loro esibizione.
A un certo punto vedo una pizzeria degli indiani e per sicurezza entro. Mi prendo una bella pizza con i peperoncini e la cipolla, giusto per stare leggero, e siccome so come sarà domani mi prendo anche una bottiglietta d’acqua.